Vengano avanti coloro che non credono nell’inferno. Gli altri stiano lontani, a meno che non siano tra quelli che ritengono che, con quello che si vede in giro, non sarà aver mangiato qualche macaron di troppo o una fetta di un pregiato prosciutto che ci condannerà al supplizio eterno.
Alain Ducasse, per una volta goloso tra i golosi, ci conduce, novello Virgilio, alla scoperta dei suoi indirizzi gastronomici parigini del cuore, in un libro fresco di edizione italiana: J’aime Paris – La mia Parigi del gusto in 200 indirizzi, edizioni L’Ippocampo. Ho detto Virgilio? Forse avrei dovuto dire Caronte, il traghettatore infernale: in giro tra ristoranti, bistrots, pasticcerie, ma anche épiceries e rivendite di gourmandises e délicatesses, l’ineffabile Alain potrebbe agevolmente portarci ad una dolce dannazione se non dello spirito senz’altro della (troppa) carne, intesa come peso in eccesso.
Ma sono, questi, pensieri da ricacciare indietro, se si fa un tour parigino; rinunciare a qualche diversione gastronomica sarebbe come andare a Roma senza passare per il Colosseo.
Il libro è ricco di splendide foto, in molte delle quali lo stesso Ducasse appare impegnato nella ginnastica mandibolare, quasi ad incoraggiarci a seguire le sue orme; è un libro massiccio e pesante al quale è accluso un pratico indirizzario tascabile da portare con sé mentre ci si smarrisce tra quais e boulevards.
Per chi frequenta Parigi con una certa regolarità, il divertimento sta nello scoprire cosa lo accomuna a Ducasse: personalmente farei prima a dire cosa NON mi accomuna a lui (talento culinario a parte). Quale cuoco appassionato e dilettante non conosce Detou, antro degli ingredienti meravigliosi, in Rue Tiquetonne? Ed esisterà un goloso che non abbia fatto un pellegrinaggio mistico in uno dei punti vendita di Pierre Hermé o alla Pâtisserie des Reves di Philippe Conticini? Ma anche da Pain de Sucre in Rue Rambuteau, o dall’immarcescibile Lenôtre, o ancora in una delle sedi della maison Ladurée? Qualcuno può affermare in coscienza di non essersi mai messo in fila davanti a L’As du fallafel?
Ma Ducasse porterà il gourmet anche alla scoperta di mercati, di piccoli e affollati negozi di spezie esotiche affastellate su scaffali precari, di deliziose brasseries, di ristoranti giapponesi o mediorientali, sale da tè, boulangeries.
Per quanto mi riguarda, mi stupisce l’assenza di Eric Kayser e di un paio dei miei bistrots preferiti; ma Parigi è grande e ricchissima, c’è sempre da scovare e da imparare, e alla prossima visita mi lascerò traghettare di buon grado verso il terzo cerchio infernale.
Quanto a voi, se temete di fare la fine di Ciacco nel sesto canto dell’Inferno dantesco, costretto con gli altri crapuloni sotto una piova / etterna, maladetta, fredda e greve, tenetevi alla larga dal libro, perché resistere ai consigli di Alain sarebbe una prova troppo dura; se passate dalla Ville Lumière chiudetevi in un museo infinito come il Louvre, e soprattutto non seguite il consiglio dell’autore-tentatore, che chiude così la sua opera diabolica: “Tocca a voi, adesso: vi passo il testimone. Assaporate, servitevi di nuovo, scoprite o riscoprite, reinterpretate Parigi a modo vostro!”