Giovani rifugiati crescono. E diventano cuochi.

Tutti noi siamo profondamente legati ai ricordi del cibo della nostra infanzia, quello che ci preparavano madri e nonne, quello del quale sentivamo il profumo da bambini. Fa parte della nostra formazione e della nostra identità. Se la perdessimo, questa identità, costretti a lasciare la nostra casa e a diventare profughi in un paese straniero, come faremmo a preservare la memoria?

Un bellissimo progetto del convivium Slow Food di Vienna, in collaborazione con l’associazione Connecting People, prova a salvare il patrimonio di tradizioni e ricette dei rifugiati e a mantenerlo vivo anche in un contesto estraneo.
Tra le molte cose scoperte a Terra Madre, è stata questa la più coinvolgente. Giovani rifugiati, ragazzi profughi dai paesi più sventurati e martoriati della terra, portano con sé nella loro fuga solo ricordi, e di quei ricordi fanno parte cibi e piatti dei paesi d’origine.
Slow Food Wien Cooks è il progetto, lanciato nel 2007, che consente loro di non perdere, e di mettere a frutto, la memoria del gusto e il saper fare. Coordinato dalla giovane Jelka Perusich, è rivolto a ragazzi provenienti dall’Afghanistan, dal Libano, dallo Sri Lanka, dal Senegal, dalle zone “calde” del pianeta, giunti in Austria per chiedere asilo politico, che vengono inseriti in un programma di integrazione: oltre a garantire loro assistenza, cure mediche e la possibilità di studiare e di apprendere la lingua, fa di loro dei cuochi.

IMG_1000

I ragazzi preparano i piatti della loro terra in occasione di cene, eventi e cooking show che sono un trionfo di colori, profumi e multiculturalismo, e in questo modo non solo conservano ciò che resta della propria identità culturale ma ne diffondono la conoscenza, in uno scambio che è strumento di reciproca accettazione.
Da qualche tempo hanno anche avviato la coltivazione di verdure biologiche, e nelle loro cene utilizzano sempre e comunque prodotti di qualità e di stagione.
Se lo scopo esplicito del progetto è evitare la dissipazione di un patrimonio culinario e la perdita delle radici di ragazzi strappati alla loro casa e alla loro gente dagli avvenimenti, il principio ispiratore è anche un altro: conoscere la cucina degli altri significa scoprire che ci assomigliano più di quanto crediamo.
In tempi di cucina fusion, ci piace sperare che la fusione parta dalla cucina per andare ben oltre.

L'autore Vedi tutti gli articoli Sito web dell'autore

Giovanna Esposito

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati da *