Gli amaretti di Santa Croce sull’Arno

L’Italia è una penisola disseminata di amaretti. Da Nord a Sud passando per le isole, il biscotto a base di mandorle, nella versione morbida o croccante, è molto amato e diffuso.
Ce ne sono in Piemonte – si dice che lì ad inventarli sia stato nel Settecento un pasticciere dei Savoia, Francesco Moriondo – ce ne sono in Sardegna, in Lombardia, in Liguria.
E ce ne sono a Santa Croce sull’Arno, in provincia di Pisa.
Qui l’usanza risale agli inizi dell’Ottocento, e al monastero di Santa Cristiana, in cui le monache di clausura ricevevano in dono grandi quantità di mandorle dalle famiglie delle converse di origine siciliana mandate nel Continente ad abbracciare la fede. Ai tempi l’unico ponte con il mondo esterno erano proprio i biscotti che le suore usavano preparare con le mandorle, a cui aggiungevano le uova e lo zucchero, e che donavano a Natale ai loro benefattori.
L’usanza di confezionare questi dolci varcò molto presto le mura del monastero per diffondersi in tutto il paese. Oggi gli amarettai di Santa Croce sull’Arno sono cinque: le pasticcerie Vacchetta e Loriana Betti, i forni Freschi e Fornaretto, il bar Greco 2.0, e sfornano i tipici biscotti piramidali durante tutto l’anno.
La giornata dedicata all’amaretto, però, è l’8 dicembre, data estremamente importante per il Monastero agostiniano di Santa Cristiana perché proprio l’8 dicembre del 1278 Santa Cristiana in pellegrinaggio ad Assisi ebbe una visione della Madonna.
Da 24 anni nella giornata in cui si celebra anche l’Immacolata Concezione si festeggia l’Amaretto Santacrocese all’interno del suggestivo Museo della Conceria.
Molti gli eventi organizzati: i laboratori Slow Food e quelli dedicati ai bambini e l’attesa disfida fra amarettai con l’elezione del migliore al quale verrà consegnato l’“Amaretto d’Oro”.

Festa dell’amaretto santacrocese, 8 dicembre, Museo della Conceria, Santa Croce sull’Arno.

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Lydia Capasso

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