Il museo della birra di Schaerbeek

La belgitude è ciò che identifica e caratterizza i belgi, e nella mia soggettivissima definizione è un mix di autoderisione, surrealismo, approssimazione, buona volontà e ingenuità.

Il Museo della birra di Schaerbeek  secondo me la incarna, a partire dal sito WEB, dove vi invito a consultare le pagine in Brussel’s vlom, cioè in brussellois, dialetto parlato soprattutto nella zona popolare (ancora per poco, purtroppo: la speculazione edilizia non fa prigionieri) dei Marolles in centro città, un improbabile miscuglio di struttura germanica e termini fiamminghi francesizzati, che suona di rara volgarità e assoluto divertimento.

Certo, se dico museo non vi aiuto, perché nel vostro immaginario appariranno il Louvre, il Prado, il MOMA e chissà quanti altri edifici magnifici e collezioni esclusive.

La definizione di “bocciofila” corrisponde di più: un edificio in mattoni che si affaccia su una delle più belle strade del comune di Schaerbeek, un bel giardino davanti, un manipolo di combattivi pensionati che con il loro volontariato garantiscono l’apertura delle tre sale – incluso il bar – due pomeriggi alla settimana, si occupano della manutenzione, dell’amministrazione, dell’accoglienza e, ovviamente, di spillare la birra Schaerbeekoise, la cui degustazione è inclusa nei 3 euro del biglietto di ingresso.

Il Museo è nato nel 1993 per iniziativa di un assessore che voleva lasciare una traccia del suo operato con un’iniziativa in difesa delle tradizioni nazionali. Visto che aveva una collezione di bicchieri e sottobicchieri di birra, la scelta non è stata difficile – giuro, non sto inventando.

Inaugurato nel 1994, il museo è dedicato esclusivamente alla birra prodotta in Belgio, nazione che vanta la più grande varietà di birre al mondo e la cui birra Westvleteren  è stata eletta nel 2002 la migliore al mondo. Ma questa è un’altra storia, che vi racconterò un’altra volta. Il Museo contiene macchinari per la produzione della birra attraverso i quali Pogge, personaggio folcloristico presente sui cartelli, racconta le tappe della produzione della birra, gli ingredienti e i tipi di birra prodotti in Belgio.

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Il cartello recita: “Ci vogliono 3 minuti a questa macchina per lavare perfettamente le due botti, in 10 ore un bambino potrà lavarne 250. La manodopera è cara, risparmiate”.

Non vi tedio con i dettagli di colore, trasparenza, acidità, percentuale di orzo/cereali, tempi di bollitura, tipo e numero di malti e fermentazioni che caratterizzano ogni specialità.

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Mi limito a qualche curiosità: Lambic, Faro, Gueuze e Kriek, al primo assaggio, a me, nella mia beata ignoranza, non sono sembrate neanche birre. C’è chi le ama, chi ci si abitua, chi come me… beve altro, ma il birrificio Cantillion, che si distingue per la produzione di tutti i tipi di cui sopra, è un posto bellissimo, presente nella lista dei posti migliori al mondo dove bere una birra ( e vale una visita).

Nel mondo esistono solo 10 birre trappiste – e cioè brassate da monaci cistercensi, all’interno del monastero, i ricavati della cui vendita sono reinvestiti a favore della comunità. Di queste, 6 – dico – 6 sono belghe. Se foste presi da fervore “religioso”, ecco i nomi delle abbazie da visitare: Orval, Chimay, Rochefort, Westvleteren, Westmalle, Achel.

Le birre d’abbazia sono anch’esse brassate secondo le antiche ricette dei monaci, ma all’esterno del monastero e da birrifici che agiscono come imprese commerciali. L’Abbeye des Rocs  rientra nella categoria e produce la Schaerbeekoise in vendita esclusiva al Museo.

Il museo contiene anche più di 1500 bottiglie e più di 800 bicchieri, tra cui la recente acquisizione firmata Jupiler, sponsor della nazionale di calcio, che ha dedicato un bicchiere a ciascuno dei Diavoli Rossi.

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Bottiglie e bicchieri sono esposti in ordine alfabetico e un bollino verde o rosso, sul cartoncino che riporta il nome, indica se la birra è ancora in produzione o meno. Il conto spannometrico dei bollini verdi è superiore a 80. E poi ci sono documenti, insegne di metallo, etichette e etichettatrici, modellini in rame, persino il carro a cavalli con cui il birraio distribuiva i suoi fusti.

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Se anche voi aveste oggetti suscettibili di interessare il museo, sappiate che potete prestarli o donarli. E se invece voleste diventare membri dell’associazione, ve la caverete con 8 euro e avrete l’accesso al bar del museo, dove confermo che c’è una bella atmosfera, come in ogni bocciofila che si rispetti.

Ringrazio Madelaine, 69 anni che non si direbbero mai, membro attivo dell’associazione, che parla con me in francese e con i turisti americani in inglese e a tutti dedica tempo e sorrisi.

         

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Claudia Mondino

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