Il Porto, un vino belligerante

E’ il 1520: sul trono d’Inghilterra regna con pugno di ferro Enrico VIII, impegnato su vari fronti interni e, soprattutto, in una lunga guerra con l’arcinemico francese, per il controllo dei territori continentali. Le relazioni tra i due paesi sono deteriorate, gli scambi commerciali sono praticamente nulli; e sull’isola britannica vi è carenza di vino.

In questo scenario geopolitico nasce una nuova rotta commerciale; quella che, dalle coste del Portogallo – regno di Manuele I – porta direttamente alle coste britanniche il vino prodotto nella zona nord del Portogallo. E’ l’inizio di una storia di un vino oramai famosissimo in tutto il mondo: il Porto.

Ad onor del vero, già prima dell’ascesa al trono d’Inghilterra di Enrico VIII, alcuni commercianti di vino Inglesi erano andati in avanscoperta nel territorio portoghese, forti di un trattato risalente alla seconda metà del ‘300 che permetteva ai commercianti di entrambe le nazioni di risiedere stabilmente nell’altro paese. In quell’epoca la capitale “vinicola” portoghese era la cittadina di Viana do Castelo, al confine con la Galizia. Da qui partivano i primi carichi di Rosso Portogallo, un vino leggero e acidulo, prodotto nella regione del Minho, mentre i portoghesi importavano soprattutto bacalhau e lana dall’Inghilterra.

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La guerra contro la Francia ed il minor accesso – da parte degli Inglesi – ai vini francesi portarono ad un aumento dell’export di quel vino leggero e astringente, che spesso però, a causa del lungo viaggio, arrivava a destinazione quasi imbevibile. Per questo motivo iniziò una vera e propria esplorazione dell’entroterra portoghese alla ricerca di vigneti che dessero un vino più robusto, che potesse incontrare i gusti inglesi e resistere al lungo viaggio, spingendosi fino alla valle del Douro, una regione calda e asciutta, alle spalle dei monti Marão.

Nel frattempo – siamo alla metà del 1600 – Colbert, primo ministro di Luigi XIV aveva praticamente azzerato l’import di merci inglesi; per ritorsione Carlo II aveva più che triplicato i dazi sui vini francesi costringendo così i commercianti di vini ad approvvigionarsi solo dal Portogallo. Per essere esportati, i vini del Douro dovevano prima navigare lungo il fiume sui rabelos fino alla città di Porto, motivo per cui, in Inghilterra si diffuse la denominazione di Port wine; la prima spedizione che riporta questa dicitura risale al 1678.

Per affrontare il viaggio, al vino veniva aggiunta una piccola quantità di brandy, tuttavia questa tecnica non va confusa con l’attuale tecnica di vinificazione che consiste nel bloccare la fermentazione con l’aggiunta di aguardiente, ottenendo un vino dolce e molto alcoolico: un successo assicurato presso gli inglesi. Furono tante le famiglie d’oltremanica che si stabilirono sulla riva sud della foce del fiume Douro – oggi Vila Nova de Gaia – che poi diedero il loro nome al vino, quali Offley, Cockburn, Graham, Warre, solo per citarne alcuni.

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E anche il nome degli stili di Porto è tipicamente inglese: il porto maturato nei toneles, le botti da 75.000 lt per almeno 3 anni, di colore rubino fu denominato ruby. I Porto invecchiati nelle pipas, le botti piccole da 640 litri, che danno vini più strutturati e con un colore che vira al marrone vennero chiamati tawny – marrone, nell’inglese del ‘700.

Nella prima metà del XVIII secolo la domanda di Porto era così elevata che diede vita a scandali commerciali dovuti all’utilizzo di uve provenienti da altre zone del Portogallo, tagliate con succo di sambuco e metanolo. Per far fronte a questi scandali, nel 1756, il primo Ministro del re di Portogallo, il Marchese di Pombal ricorse a provvedimenti draconiani, come la delimitazione con pali in pietra – i marcos pombalinos – dell’areale di produzione del Porto, l’eradicazione del sambuco in tutta l’area e l’isitituzione di un organismo che avrebbe dovuto sorvegliare sulla corretta produzione del Porto – l’odierno Instituto dos Vinhos do Douro e Porto o IVDP – facendone il primo vino al mondo soggetto ad un disciplinare.

Oltre ai già citati Ruby e Tawny, il porto si produce anche negli stili Blanco e Rosa – vinificati in epoche più recenti – e Vintage, quest’ultimo fermentato in bottiglia solo in annate in cui il IVDP dichiara quell’annata straordinaria e quindi vinificabile come vintage; inoltre vi sono anche degli stili monovitigno. I vitigni utilizzati sono autoctoni e pressoché sconosciuti all’esterno del Portogallo, come Tinta Barroca, Tinta Cão, Tinta Roriz, Touriga Francesa eTouriga Nacional. I differenti Porto dei 150 produttori sono lavorati con un mix di annate e vitigni, con un minimo di invecchiamento di 3 anni, in modo da ottenere uno stile costante, negli anni, per quel produttore; fanno ovviamente eccezione i vintage, riferiti ad un’annata particolare.

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Curiosità: In UK, i military, nelle occasioni ufficiali, brindano alla regina con un bicchiere di Porto.

Curiosità 2: Presso la casa Ferreira, quest’anno sarà stappata una bottiglia di Porto Vintage del 1863; si prevedono grandi festeggiamenti.

   

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Fabrizio Cioffi

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