juju Dhau, king of yogurt

Bhaktapur è un posto che non può non rimanere nel cuore. Se vi fosse capitato di vedere il Piccolo Bhudda di Bernardo Bertolucci, che non ho trovato particolarmente bello ma che ha il gran pregio di mostrare molto del bello della cittadina newari nella Valle di Kathmandu in Nepal, avreste un’idea, seppur vaga, di quanto Bhaktapur abbia in serbo per chi la visita.

Non è un caso se il Palazzo dalle 55 finestre, la Pagoda di Nyatapola, le sue tre piazze o la finestra del pavone le abbiano permesso di entrare a pieno titolo nella lista dei siti patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.

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Ma siccome non è questo il luogo per decantare e declamare le meraviglie del mondo bensì quello per raccontare il cibo e le sue meraviglie, sappiate che Bachtapur è anche il regno del king of yogurt.
In antica lingua newari Juju Dhau significa proprio re dello yogurt, quello delle grandi occasioni, di festività e ricorrenze, che credetemi in Nepal abbondano.
Lo yogurt è molto importante non solo nella cucina nepalese (il dahi chiura è una crema a base di yogurt e riso molto diffusa), ma anche nella cultura induista, infatti la Puja (che è una sorta di rito di adorazione al cospetto di una qualche divinità) non può non concludersi con un tika (simbolo di benedizione della divinità che viene fatto sulla fronte generalmente da un sacerdote) di riso mescolato a yogurt e a polvere vermiglia.

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Ma lo Juju Dhau di Bhaktapur è ben più di un semplice yogurt, dal sapore dolce e ricco e dalla consistenza compatta e cremosa è servito come dessert in tutti i ristoranti della zona ma è anche venduto nelle stradine attorno a Durbar Square in negozietti riconoscibili dalla caratteristica ciotola in terracotta ben visibile sull’insegna.

A base di latte di bufala, ciascun “produttore” ha i suoi segreti per rendere il proprio Juju Dhau il re di tutti gli yogurt.
Latte di bufala, dicevamo, lasciato bollire con chiodi di garofano, cardamomo, anacardo e scaglie di noce di cocco, chi mi ha raccontato la sua ricetta ci ha tenuto a precisare che non viene aggiunto zucchero per conferire dolcezza.
Una volta intiepidito il latte viene versato nei tipici contenitori in terracotta, i kataaro, che hanno il pregio di mantenere il composto alla giusta temperatura, ed essendo porosi permettono al siero in eccesso di essere eliminato, vengono aggiunti i fermenti lattici ed i kataaro vengono appoggiati su spelta di riso, coperti e tenuti al caldo fino a che il Juju Dhau non è pronto per essere mangiato.
Che decidiate di mangiarlo per strada, come dessert a fine cena o a colazione, non potrete dire di aver realmente visitato Bhaktapur se non avrete mangiato almeno una volta il suo king of yogurt.

         

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Lydia Capasso

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