La torta di Bled, dolcezza slovena

In sloveno si chiama Blejska kremna rezina, e non è possibile fare una passeggiata a Bled, sul lago omonimo, senza imbattercisi.
Troneggia su grandi manifesti appena si comincia a intravedere il paesaggio, idilliaco davvero, del lago; e benché chi è avvezzo alle raffinatezze dell’arte pasticciera possa avere l’impressione che sia qualcosa di semplice, simile a mille altri dolci, la curiosità di affondare i denti in quel parallelepipedo dai colori solari e dall’apparenza fragrante finirà per avere la meglio. Bisogna saper vendere ciò che si ha, e in Slovenia la torta di Bled sanno venderla benissimo.

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Dopo aver simulato indifferenza per il tempo di un giro in barca sul lago e di una lenta passeggiata sulle sponde, tra un cigno e un’anatra, in questo adorabile villaggio a pochi chilometri dal confine italiano, tutti capitolano, accomodandosi ad uno dei tavoli del caffè dell’Hotel Park, sulla terrazza, per godere il panorama incantevole e assaggiarla, finalmente, la celebrata torta di Bled.
Perché, malgrado la sua presenza invadente nel menù e sulle lavagne di ogni singolo ristorante o caffè, l’unica originale e autentica Blejska kremna rezina è quella dell’Hotel Park, nella cui caffetteria se ne servono migliaia di porzioni al giorno e si lavora incessantemente a sfornarne esemplari, tanto che nel 2013, anno del sessantesimo anniversario della creazione del dolce, si sono raggiunti i 12 milioni di torte prodotte, Ciascuna torta misura 60 per 60 centimetri e se ne ricavano porzioni di 7 per 7 centimetri. Fate un po’ i conti.
A questa storia di successo diede inizio Ištvan Lukačević quando, negli anni ’40, si trasferì dalla natìa Senta, in Voivodina, a Bled. Nella Serbia, da cui proveniva, esisteva un dolce chiamato krempita, simile a molti altri diffusi in Europa centrale, che hanno nome kremšnita o, in lingua tedesca, cremeschnitte. La leggenda vuole che Ištvan abbia lavorato con applicazione matta e disperatissima presso la pasticceria Ravnik imparando a preparare tutte le ricette contenute nel taccuino di un pasticciere che aveva girato come apprendista l’Austria e la Germania, tra cui la cremeschnitte; ma è possibile che abbia semplicemente tratto ispirazione dalla krempita della sua Voivodina. In ogni caso, divenuto pasticciere della caffetteria dell’Hotel Park, Lukačević rielaborò la cremeschnitte o krempita, molto dolce e poco leggera, dandole un volto, una consistenza e un sapore nuovi. Nacque così, nel 1953, la torta di crema di Bled.

A descriverla sembra elementare: due strati di pasta sfoglia racchiudono un ripieno a base di crema alla vaniglia sormontato da uno strato di panna montata. Il tutto viene cosparso di zucchero a velo. Ma l’assaggio rivela la vera essenza della torta: la sfoglia è asciutta e leggerissima; l’alto strato di crema ha la consistenza di una bavarese, spumosa eppure sostenuta; la panna montata è incredibilmente soda; la dolcezza è moderata e, nel complesso, la torta risulta aerea, delicata, estremamente gradevole e non grassa.

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La ricetta autentica è segreta e le versioni presenti on line non sembrano particolarmente affidabili; ma ci piace che il dolce venga preparato fresco ogni singolo giorno e che non contenga alcun tipo di conservante, colorante o aroma artificiale. Solo ingredienti naturali, sfoglia preparata con burro vero, vera vaniglia, vere uova.
Ignoro se la Blejska kremna rezina in versione non originale, proposta ovunque a Bled e in buona parte della Slovenia, sia altrettanto buona; quella dell’Hotel Park, l’unica a denominazione protetta, merita di essere gustata, benché le porzioni risultino piuttosto ingenti per le nostre abitudini. Sulla terrazza dell’hotel l’andirivieni delle cameriere, con le braccia cariche di piattini, è ininterrotto. La torta è diventata in se stessa un’attrazione turistica, come non bastasse la bellezza del lago a richiamare visitatori a frotte, e ad incrementare il flusso si è reso possibile, da qualche tempo, trascorrere qualche ora nel laboratorio di pasticceria per assistere alla lavorazione della torta di Bled. Per poi concludere l’esperienza, superfluo dirlo, davanti all’azzurro del lago assaporando una robusta porzione di Blejska kremna rezina.

      

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Giovanna Esposito

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