Le palme di confetti in penisola sorrentina

Bisogna scomodare almeno un paio di leggende ed andare piuttosto indietro nel tempo per raccontare un’antica tradizione legata alla domenica delle palme e molto radicata in Penisola Sorrentina: le palme di confetti.
La Pasqua, in quel lembo di terra del Golfo di Napoli che va da Vico Equense a Massa Lubrense, è un affare serio: le processioni della Settimana Santa sono universalmente note ed attirano turisti da ogni dove.
Ma a Sorrento i festeggiamenti veri e propri cominciano la domenica precedente, quella delle Palme per l’appunto, con la benedizione in pompa magna, assieme ai classici rami di ulivo spesso arricchiti anche da piccoli formaggi e nastri colorati, di vere e proprie opere d’arte fatte di confetti.
Si narra che i confetti siano nati nel mondo arabo a fini terapeutici, e siano figli di un medico, tal Al Razi, che usava ricoprire di uno spesso guscio di zucchero i preparati medicinali in modo da mascherarne il gusto amaro.
E leggenda vuole che la tradizione tutta sorrentina di scambiarsi palme di confetti derivi proprio dal mondo arabo.
Si era nell’aprile del 1551 quando le campane della città cominciarono a suonare in segno di pericolo per l’avvistamento di imbarcazioni provenienti dalla Turchia. Non era certo una novità per i sorrentini: i saraceni erano abituali ospiti sgraditi, tanto che la città e la costa erano ben equipaggiate con mura fortificate e torri di avvistamento.
La leggenda narra più o meno che al suonar delle campane la gente era radunata in chiesa per la domenica delle palme, tutta tranne un pescatore che quando un repentino quanto provvidenziale vento si alzò, agitò il mare e fece inabissare le navi turche, si trovava sulla spiaggia di Marina Grande.
Il caso volle che l’unica superstite del naufragio saraceno, una giovane schiava, fosse trascinata dalle onde e dalle correnti proprio su quella spiaggia. I ben informati sostengono che tra i due fu amore a prima vista e che il pescatore condusse la donna in chiesa dove tutta la popolazione era radunata e lei in segno di ringraziamento e riconoscenza tirò fuori l’unica cosa che da quel naufragio si era salvata: un sacchetto di confetti.

A dar retta alla leggenda da quel 1551 in segno di ringraziamento e buon auspicio i confetti sono diventati i protagonisti di sculture da regalare alle persone care e da portare a benedire in chiesa al posto del solito ramo d’ulivo.
Ancora oggi ci si riunisce in casa dinnanzi ad una candela sulla cui fiamma si scaldano sottili fili di ferro zincato che vengono poi infilati delicatamente in confetti di diversa misura, forma e colore. Si lasciano da parte almeno una notte per aspettare che lo zucchero e il ferro si raffreddino, solo a questo punto si intrecciano insieme a carta velina o crespa, a tulle, merletti, fiori secchi e decorazioni varie per creare bouquet, cestini, alberelli, rami fioriti.
Se doveste capitare a Sorrento dal 28 marzo al 5 aprile, recatevi nella Chiesa dell’ Addolorata che ospita la mostra “Le palme di confetti”.

Foto: Archivio Azienda Turismo Sorrento-S.Agnello – Foto di A. Fattorusso 

 

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Lydia Capasso

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