pizza: il libro che mancava

Si parla di crisi dell’editoria, pare che in Italia non si acquistino più libri, eppure basta entrare in una qualunque libreria di una qualunque città e dirigersi verso il reparto cucina per essere sommersi da una moltitudine di libri freschi di stampa.

Non è un mistero e neanche una novità: il cibo “tira” in questo periodo più che mai in Italia, motivo per cui sull’argomento di libri se ne pubblicano più che mai. Di alcuni, detto molto francamente ed altrettanto bruscamente, non se ne sentiva affatto l’esigenza, ma tanti altri sono decisamente degni di nota.

Tra i freschi di stampa degni di nota “Farina acqua lievito passione, vera pizza napoletana”, la pubblicazione dell’Associazione Verace Pizza Napoletana edita da Malvarosa.
A pensarci bene il libro che mancava su uno dei piatti italiani più conosciuti ed imitati nel mondo.
Duecentosessantre pagine che analizzano in maniera chiara, puntuale e sintetica gli ingredienti e le caratteristiche di uno dei simboli della città partenopea, forse il simbolo per eccellenza, perchè la pizza appartiene alla storia e alla cultura del popolo napoletano probabilmente più di qualunque altro piatto o prodotto, e ne ha scandito per secoli abitudini ed usanze. Motivo per cui accanto agli ingredienti, alle tecniche, alle ricette (divise in grandi classici, pizze rosse, pizze bianche e pizze verdi) sono state giustamente inserite “storie di pizza”:  curiosità, aneddoti e leggende intorno alla pizza, che come è facile immaginare non sono pochi. E se alcuni fanno parte del DNA di una napoletana cresciuta a pizza, sono stata ben lieta di scovarne altri a me sinora sconosciuti.
Lo ammetto: non sapevo che nel dopoguerra ci fosse la consuetudine di lasciare i cornicioni scartati in scatole di latta, da cui chi non poteva aspirare ad una pizza intera poteva attingere per sfamarsi. Ho imparato che Sant’Antonio Abate è il protettore dei fornai e che il 17 gennaio le famiglie dei pizzaioli avevano l’usanza di incontrarsi per una gita fuori porta. Ignoravo che un tempo chi ne avesse le possibilità poteva acquistare gli ingredienti con cui voleva che la pizza venisse condita direttamente dal salumiere e portarli poi con sè dal pizzaiolo.
Se quindi vi dovessero mancare il coraggio o i mezzi per cimentarvi nella non semplice impresa di preparare una pizza napoletana, considerate la lettura di questo libro come una piacevole passeggiata nel tempo tra i vicoli del centro di Napoli.
Suggestive le immagini di Vittorio Sciosia a corollario dei testi di Tommaso Esposito.
L’onere e l’onore della prefazione sono stati affidati a Carlo Petrini.

Farina acqua lievito sale passione. Vera pizza napoletana – Malvarosa Editore

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Lydia Capasso

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