Romesco, più di una salsa

Di origini catalane, di sapore dolce ma deciso, la salsa romesco è ideale per accompagnare fritti ma anche carni grigliate, soprattutto spiedini; ma, rustica e ruvida com’è, è buonissima anche semplicemente spalmata sul pane.

La prima volta che l’ho assaggiata ero nel Tapas Bar di Harrod’s, a Londra: me l’hanno servita con dei gamberi in tempura, e me ne sono invaghita all’istante.
La ricerca della ricetta è partita subito dopo, ma solo per scoprire che non ne esistono due che siano uguali tra loro: zafferano sì, zafferano no; nocciole al posto delle mandorle; pomodori presenti o assenti; le uniche costanti sono i ñoras essiccati, una varietà di peperoncini rossi e tondi, di sapore dolce, e i pimientos del piquillo, peperoni di piccole dimensioni che si vendono generalmente in conserva, in barattolo.
Dato che procurarseli è pressocché impossibile in Italia, quella che vi propongo è una versione riveduta e corretta della salsa romesco adattata alla disponibilità degli ingredienti, ma molto simile all’originale.

Salsa (quasi) romesco

2 peperoni rossi, di dimensioni medie
2 cucchiaini di concentrato di pomodoro
un pizzico di peperoncino macinato
1 cucchiaino colmo di pimenton (paprika affumicata spagnola) dolce
1 cucchiaio di aceto di vino rosso
80 g di mandorle tostate
80 g di pane casereccio privato della crosta
due spicchi d’aglio
sale, olio

Spellare i peperoni dopo averne bruciacchiato la pelle sulla fiamma o in forno. Privarli dei semi e dei filamenti bianchi.
Dorare in padella con tre cucchiai d’olio gli spicchi d’aglio. Toglierli, tenerli da parte e rosolare nello stesso olio il pane tagliato a dadini.
Mettere nel mixer i peperoni a falde, il pane rosolato, gli spicchi d’aglio, le mandorle, il concentrato di pomodoro, il peperoncino, il pimenton e l’aceto. Frullare, quindi aggiungere olio a filo, continuando a frullare, fino ad ottenere la consistenza desiderata.
La salsa dev’essere ruvida. Se volete usarla come dip, anziché spalmarla sul pane, potete ammorbidirla aggiungendo poca acqua.

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Giovanna Esposito

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