Stay Wined con Gastronomia Mediterranea! (prima parte)

Mi piace iniziare questa mia avventura con Gastronomia con il cuore, che quando si sposta in cantina, ha solo un nome: bollicine!

Chi già mi conosce sa bene della passione per le bollicine si, ma italiane e rigorosamente da metodo classico. Molti sono gli eventi a cui ho partecipato in questi anni, in giro per l’Italia, dai più famosi a quelli meno, che mi hanno permesso di alimentare la passione per questo metodo di vinificazione.

Ogni manifestazione, ogni visita, ogni cantina è per me non solo una degustazione o una semplice festa ma qualcosa di più profondo: adoro definirlo una sorta di richiamo primordiale che mi trasporta quasi inconsciamente verso quei produttori che “sento” esprimere il meglio delle bollicine italiane.

Ed è di questo viaggio, o meglio di alcune tappe di questo, sul territorio italico che vorrei parlare e di come attraverso il vino si possano esaltare usi, costumi, profumi e sapori della terra che lo produce.

Come molti sanno, in Italia non esiste un nome unico e riconoscibile da tutti per evocare il nostro metodo classico, come avviene in Francia per lo Champagne (o la Champagne come si dice in alcune città italiane con trascorsi storici sotto la dominazione Francese).

Denominarlo Trento Doc, Franciacorta Docg, Alta Langa Docg, Oltrepò Pavese Docg, solo per citarne alcuni, significa valorizzare la provenienza, il territorio delle nostre eccellenze vitivinicole. Ed ecco in scena quindi il Pinot Nero, lo Chardonnay, il Pinot Bianco trapiantati in Alta Langa, Oltrepò, Franciacorta e Trentino Alto Adige, spalle perfette per alcuni dei vitigni autoctoni che han saputo tirar fuori il vero sapore della nostra terra come Aglianico, Falanghina e Greco, i vitigni campani della Magna Grecia, il Nebbiolo e l’Arneis , il Friularo ed il pugliese Bombino Bianco.

L’Oltrepò, terroir non ancora sufficientemente valorizzato, espressione di una delle migliori vinificazioni per il Pinot Nero, che o si ama o si odia, l’ho trovato simile al mio essere, un po’ spigoloso, quasi rude, che si ammorbidisce con la conoscenza, la familiarità, l’avvicinarsi tanto da poterne evidenziare i tratti eleganti e dolci.

In questa terra una tappa di richiamo è presso l’azienda agricola Travaglino, con il Metodo Classico Millesimato Cuvée 59 Brut, 24 mesi di permanenza sui lieviti. Il perché del 59? Di spiegazioni ce ne sono diverse, la composizione del blend (5 parti di chardonnay e 9 di pinot nero), il mappale del vigneto, il numero impresso sulla vasca di fermentazione. Misterioso rimane il vero motivo mentre evidente e chiaro ciò che trasmette. Di un colore giallo paglierino, brillante e con un perlage fine e persistente, sentori di frutta esotica accompagnati da note agrumate, nocciole tostate, vaniglia e rovere (lo chardonnay fermenta in barrique) e finale con crosta di pane. Fresco, sapido, intenso e con una lunga persistenza in bocca.

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Per un amante del genere è naturale il passaggio all’altro metodo classico offerto da Travaglino, il Millesimato Montécerésino Brut CRUASÉ. Pinot nero in purezza, sempre 24 mesi sui lieviti e 4 mesi in bottiglia dopo la sboccatura, dal colore rosa cerasuolo intenso, cristallino, ed un perlage fine e persistente. Al naso è intenso, elegante e complesso, floreale, con sentori di piccoli frutti rossi, frutta secca, crosta di pane e qualche sentore vegetale. In bocca è fresco, di buona alcolicità, morbido e leggermente sapido, equilibrato con una buona persistenza aromatica. Molto piacevole il retrogusto di mandorla amara.

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Più “vecchiotti” ma più interessanti il Pinot Nero Gran Cuvée 2008, e il Pinot Nero e Chardonnay Classese 2007.

Rispettabilissima concorrente è l’Azienda Agricola Calatroni con il suo Cruasé Pas Dosé, nome derivante dall’unione del termine francese “cru” (selezione) e “rosé” in cui la ‘a’ fa da congiunzione, un rosé naturale (Pas Dosé, Dosage zero, Nature). L’idea del nome deriva dal fatto che Cruà era l’antico nome del vitigno/vino per eccellenza prodotto in Oltrepò Pavese tra la fine del 1600 e l’inizio del 1700. Con almeno 30 mesi di affinamento sui lieviti, si presenta di colore rosa tenue, perlage fine e persistente, al naso è intenso floreale, frutti di bosco, agrumi, note vegetali e pasticceria. In bocca risulta sufficientemente equilibrato, con una buona acidità e sapidità.

Ancora in Oltrepò, un progetto vitivinicolo dei fratelli Brambilla partito da più di un lustro è quello di Vigne Olcru.

Una mission aziendale che coniuga differenti elementi fra cui qualità, vocazione, ricerca ed un alto profilo d’immagine. Da pochi mesi è iniziata la commercializzazione dei prodotti, tutti con minimo di permanenza sui lieviti di 48 mesi, e almeno altri 6 mesi in bottiglia, tutti extra brut. Pinot Nero Verve 2008, Pinot Nero Victoria Rosé 2008 e infine la loro riserva il Pinot Nero e Chardonnay Virtus 2008. Una nota di colore meritano i simpatici ragazzi di Vigne Olcru poiché in ogni manifestazione meritano sempre il premio dei “più caciaroni”!

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Spostandomi in Trentino, con le sue bollicine di montagna, alias Trento DOC, non posso che elogiare il fascino delle sue terre. Adoro l’accoglienza e la disponibilità della sua gente, la bellezza delle sue valli, la linea dei suoi monti percorsi in mountain bike durante le mie fughe dalla metropoli milanese.

Sarà un caso, a cui non mi piace mai credere perché do sempre un senso a tutto, che durante uno dei miei viaggi sia rimasto colpito proprio da uno Chardonnay quasi in purezza, 36 mesi trascorsi sui lieviti, prodotto da un appassionato di bici da corsa da 51.125 metri all’ora, un numero speciale visto che è quello riportato sulla sua etichetta, il Brut Metodo Classico di Francesco Moser.

Al naso prevale il 90% di chardonnay, la caratteristica frutta, mentre in bocca si sente una bollicina più irruente, da Pinot Nero. Gelsomino, melone bianco, erbe aromatiche, molto fresco, in bocca si esalta l’agrumato, il citrino del retrogusto.

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Tra i miei preferiti c’è Methius Riserva Brut 2008 di Dorigati, un naso intenso complesso, con sentori di nocciola e naturalmente biscotto, ma con una nota balsamica che gli dà freschezza ma soprattutto mineralità e sapidità, che gli conferisce grande bevibilità e soprattutto gran ventaglio di possibili abbinamenti.

Lascio il Trentino non con il solito nome, cioè Ferrari Riserva lunelli 2004 o Giulio Ferrari Riserva del fondatore, ma consigliando una visita a Letrari, primi in questa regione a mettere sul mercato un dosaggio zero. Nella sua Riserva Dosaggio zero 2008, millesimato ottenuto dall’unione di Chardonnay e Pinot Nero raccolti esclusivamente a mano, con permanenza sui lieviti di almeno 36 mesi per esaltarne la morbida eleganza, sembra di sentire le montagne ad ogni sorso, con un perlage finissimo e naturalmente grande pulizia, schiettezza.

I Pas Dosè non nascondono niente! L’apice si raggiunge con la Riserva del Fondatore 976 del 2004, con almeno 96 mesi sui lieviti.

I vitigni che negli ultimi anni stanno gareggiando con la Champagne per aggiudicarsi il titolo simbolico di miglior terroir per il metodo classico o champenoise, sono quelli della Franciacorta. In tutti gli assaggi mai una imprevedibile delusione da queste bollicine lombarde di collina, alimentando così la mia smisurata predilezione.

Il Mosnel rimane un must per il mio palato, indipendentemente dalla versione: Brut, Brut Saten (fresco, equilibrato con tipica mineralità della sua terra e finale molto lungo) e Rosé Pas Dosé, il Parosé 2007 che ha raggiunto i livelli dei migliori champagne rosé alla portata dei suoi simili. Un 70% Pinot Nero e 30% Chardonnay, sui lieviti per almeno 36 mesi oltre ad altri 3 mesi minimi di affinamento dopo la sboccatura.

Di Bersi Serlini, azienda di Provaglio, quest’anno ho molto apprezzato il nuovo prodotto, il Brut Anteprima, estremamente vivace ma con un bouquet molto particolare ed elegante che si differenzia abbastanza dagli altri franciacorta sans annee in circolazione. Da degustare assolutamente anche il Rosa Rosae, un rosé molto piacevole, fresco, ma quasi avvolgente e con una bella nota finale di sapidità.

Considero personalmente Lo Sparviere, con il suo Extrabrut 2007, e Le Marchesine, con Secolo Novo RISERVA Dosage Zéro, dei buoni contendenti, insieme al Cuvèe Annamaria Clementi Riserva di Ca’ del Bosco e al Vittorio Moretti Millesimato Extra Brut di Bellavista, al titolo di miglior bollicina franciacortina.

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Segnalo inoltre due realtà che è più facile trovare ad eventi sui vini naturali che nelle kermesse classiche, come Casa Caterina e Cà del Vént.

La prima con i suoi Cuvée 60 Nature, un blanc de blanc 2009 e 60 mesi sui lieviti, il Sec Demy Out Style 2001, famoso come vino sbagliato e due Rosé con alle spalle un’esperienza decennale, il Classic 2004 un Pinot Nero in purezza e Pinot Meunier Antique 2002.

Mentre della seconda trovo piacenti il “Blanc de Blanc Pas Operé”, il “Pas Operé” (chardonnay 89% e Pinot Nero 11%), e il Pinot Nero “Pas Operé Rosé”.

CONTINUA …

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Antonio Cimmino

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