Un libro sull’isola deserta

Le nostre librerie grondano cucina. È una certezza e una condanna: collezioniamo libri di ricette come fossero figurine degli album che da bambini ci regalavano davanti alla scuola, certi che non avremmo resistito e le avremmo volute tutte. Una di fianco all’altra.

Torniamo da un viaggio con la valigia colma di chicche più o meno “esotiche”, spulciamo librerie, cataloghi on line e spesso ci teniamo alla larga dal sito di Amazon per non cadere in un vortice di tentazioni. A casa poi i libri di cucina hanno colonizzato da tempo altre stanze e persino abitato gli interstizi più reconditi… sotto il letto, in qualche caso (che conosco) proprio fianco a fianco con l’essiccatore e la macchina per il sottovuoto che non entrava da nessuna, ma proprio da nessuna parte.

Ma li leggiamo? Ci servono davvero? E le due domande sono la stessa? Oppure no? Se ognuno di noi dovesse, spalle al muro, decidere di portare su quella solita isola di austerità un solo libro (di cucina) che li riassumesse tutti sarebbe un libro di ricette? O un libro che parla di cucina?

Comincio questo gioco, per fortuna solamente di immaginazione, pensando che se fossi costretta a tanta austerità sceglierei di portare sull’isola deserta uno sdrucito quaderno di ricette di famiglia-e-non, tutto macchiato e tanto usato che dovrei di sicuro ricordare tutto a memoria. Ma tant’è, quando cucino la memoria mi è fioca e devo rileggere da capo, anche se so esattamente come va a finire.
Altro discorso e ben più serio riguarda invece quei libri che di cucina parlano senza parlare, almeno direttamente, di ricette. Sceglierei senza esitazioni In punta di forchetta, di Bee Wilson, una delle letture più piacevoli, stimolanti e a tratti entusiasmanti degli ultimi anni. Non solo in cucina.

Il libro di Bee Wilson uscito in italiano nella collana Storie di cucina per il Corriere della Sera

Il libro di Bee Wilson uscito in italiano nella collana Storie di cucina per il Corriere della Sera

Di che parla il libro?
La Wilson è una storica della tecnologia che si è dedicata alla cucina. Ma niente paura, il suo libro e in generale la sua scrittura sono tutt’altro che noiose e si interrogano su misteri ancora ben accesi nelle nostre cucine. Come si sceglie la padella perfetta? Ed anzi esiste? Perché il mio forno cuoce sempre di più da un lato solo? E davvero il termostato è un misuratore affidabile? A quando risalgono gli sbucciatori? Perché gli americani si ostinano a misurare in tazze?
La meraviglia di questo libro non sta solamente nel farsi le domande giuste e nel sollevare ciascuno di noi dalla solitudine in cui credeva di vivere nel porsele, ma anche e sopratutto nel dimostrare passaggio per passaggio che le risposte a queste domande implicano una complessità di fattori che sono tecnologici, ma anche sociali e culturali. Una tecnologia, che sia essa un cucchiaio di legno o un forno a microonde, si radica nelle abitudini perché risponde a certe esigenze, ma anche perché una infinita serie di concause, di cui solo la Storia riesce a tenere insieme i fili, hanno agito in questo senso.
Così è della forchetta: entrata con fatica nelle abitudini, guardata con sospetto, osteggiata, derisa e condannata persino come oggetto demoniaco e oggi addomesticata, necessaria, imprescindibile.
Così è della mezzaluna, che “con i suoi manici tozzi e la sua lama arcuata, sembra un utensile che sarebbe dovuto cadere in disuso secoli fa” e che invece resiste, almeno dal Rinascimento fino a qui.
Ma il fatto è che anche il romanticismo vuole in cucina la sua parte, insieme a tutte le altre ragioni (tecnologiche, economiche e sociali) e la Storia di Bee Wilson ce lo racconta molto bene.

Il suo fascino [della mezza luna] intramontabile è un invito a non sottovalutare il romanticismo in cucina. Si tratta di un oggetto emozionante da usare: è come portare le proprie mani a fare un giro su una giostrina in un’antica città d’arte. Su e giù, su e giù. Si abbassa lo sguardo e si inala l’aroma inebriante del prezzemolo, della scorza di limone e dell’aglio, una gremolata da spargere sull’ossobuco.”

 

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Maria Teresa Di Marco

1 Commento Aggiungi un commento

  • Dear Mme. Di Marco, I organise a Symposion “Rethinking Europe” in Siracusa (7.-9. october) and for this reason I would be very happy, to join you as a Speaker for the “La cucina Siciliana” like in your wonderful book. Can you give me a sign as soon as possible so I can sent you more informations about my Event. You can also have a look at your Website: http://www.europa-neu-denken.com or on my personal site: http://www.kulturdesign.at – I am also Food Journalist for Falstaff, the most known Magazine for wine, Food and voyages in German language.Can you answer me as soon as possible?
    Best regards. ILSE Fischer

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