Pensando ad Alessi, pensiamo subito ad utensili belli e utili per la cucina e la casa, progettati da designers di fama internazionale. Ma chi è Alberto Alessi, uno degli uomini dietro il marchio, e come mai il suo nome si associa subito con il design?
Alberto Alessi (1946) è l’esponente di una famiglia che da molte generazioni produce accessori per la casa sulle rive del Lago d’Orta, in Piemonte. La zona è nota già dal XVII secolo per le fonderie di stagno e altre aziende artigianali di lavorazione del metallo. L’Alessi fu fondata dal nonno Giovanni negli anni Venti del secolo scorso, una piccola fabbrica per la lavorazione dell’ottone e dell’alpacca con annessa fonderia. “Mio nonno ha sempre avuto una grande passione per le cose belle, per oggetti solidi per la tavola e la cucina”, dice Alberto. “Il design, nel senso corrente del termine, è venuto dopo, con mio padre Carlo”.
Solo a metà degli anni Cinquanta iniziò la collaborazione con designers esterni, grazie anche agli sforzi di Ettore Alessi, fratello di Carlo. “La nostra azienda si è evoluta nel tempo come un laboratorio di ricerca per l’arte applicata, un processo che è durato decenni. Noi siamo, per così dire, gli eredi dei grandi movimenti del passato, come le Arts & Crafts inglesi, dell’austriaca Wiener Werkstätte e della Bauhaus“, racconta Alberto. “Sono andato a lavorare nell’azienda di famiglia dopo la laurea in legge nel 1970. È da allora che abbiamo posto l’accento su oggetti per la casa dal design accattivante. Il mio piano era, e lo è ancora, rendere l’arte e il design accessibili ad un pubblico il più ampio possibile ad un prezzo ragionevole”. Che sia riuscito in questo intento, non c’è dubbio, soprattutto se si considera il numero di prodotti Alessi presenti sugli scaffali dei migliori negozi per la casa.
Molti pensano che Alberto Alessi sia anche lui un designer, ma non è così. “Non ho mai firmato nulla e non ne ho neanche l’ambizione. Sono un design manager, e questo è un gran bel lavoro”, racconta. “In questa professione si hanno due fasi: quella mentale relativa alla preparazione e il progetto vero e proprio. Nella prima fase cerco di guardare al futuro, di immaginare contesti in cui si possano collocare i nuovi prodotti. In questa fase non so ancora chi sia il designer (o i designer). Ciò avviene solo nel momento in cui il contesto acquista corpo. Ci può essere un designer, o ce ne possono essere due, o anche dieci. Poi mi siedo a tavolino con il o i designer per capire chi mi possa aiutare a completare il contesto e realizzarlo. Solo allora il progetto parte, di solito con due o tre designer per ogni progetto.”
La seconda fase è il progetto stesso: “Dal momento in cui il designer prende in mano la matita fino al momento in cui il prodotto è in negozio, passano un anno e mezzo, due anni. Al designer si fa un briefing, che può essere a grandi linee oppure avere dei contorni ben precisi, a volte anche con l’indicazione del prezzo finale del prodotto per il consumatore”. È essenziale che l’Alessi e i designer si conoscano e si capiscano bene, perché con il loro lavoro contribuiscono all’immagine dell’azienda. È il compito di Alberto, in quanto design manager, trasmettere l’immagine aziendale al designer. “Sono un designer di designers.”
“Il mio primo grande progetto, quando ho iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia, è stato in realtà un omaggio al mio nonno materno, Alfonso Bialetti. Nonno Alfonso ha creato e prodotto la Moka Express, la caffettiera in alluminio che è presente in tutte le cucine italiane da oltre ottant’anni. Nel 1977 ho conosciuto il tedesco Richard Sapper (1932), filosofo e designer, e gli ho chiesto di reinventare la macchinetta del caffè”. È stato un grande successo: la moka di Sapper, che è ancora in produzione, ha vinto il Compasso d’Oro nel 1979, il premio di design più prestigioso in Italia, ed è stato il primo prodotto Alessi ad essere incluso nella collezione permanente di design del MOMA di New York.
Da allora, Alessi e Sapper hanno lavorato a più progetti: “Uno mi è particolarmente caro. Si chiama La cintura di Orione, e ci abbiamo lavorato dal 1979 al 1987. Sapper e alcuni altri designers hanno progettato una gamma esclusiva di pentole in rame e acciaio inox pensata per l’appassionato di cucina amante del design. Ho coinvolto anche sei cuochi famosi e altamente innovativi, quattro francesi e due italiani. Erano, tra gli altri, i fratelli francesi Pierre e Michel Troisgros, e Gualtiero Marchesi, che a quel tempo aveva introdotto la nouvelle cuisine in Italia. Mi son divertito molto con questo progetto, anche perché con gli chef abbiamo cucinato insieme e scambiato ricette”. “Nel gennaio 2006 abbiamo presentato Pots & Pans, una nuova serie di pentole disegnate da Jasper Morrison. Questa serie è stata invece pensata per un mercato molto grande, davvero per tutti i gusti. L’idea alla base di questo progetto è di offrire disegn di alta qualità alla portata del grande pubblico. Ho lavorato parecchio a questo progetto, che mi ha molto toccato.”
I prodotti per la casa Alessi sono per la stragrande maggioranza destinati ad essere utilizzati da donne, ma la maggior parte dei designer che lavorano per Alessi sono uomini. “Vuoi saperne una? Una volta ho chiesto ad Achille Castiglioni (1918-2002) di progettarmi una pentola e lui, che chiaramente non voleva il progetto, mi ha detto: ‘Una pentola? Non ho mai usato nulla di simile, è una cosa da donne, come faccio a disegnarti una pentola?’ Ma è anche vero che la maggior parte dei progettisti sono uomini. Questo perché una volta la professione di designer veniva esercitata da chi aveva studiato in una facoltà tecnica, in particolare architetti, ingegneri e progettisti industriali. Erano vere e proprie roccaforti maschili che non attiravano affatto le donne. Le donne che volevano entrare nel mondo del design, invece, sceglievano l’accademia della moda, che tradizionalmente è sempre stata woman-friendly. Quindi statisticamente ci sono più designer maschili. Ma per fortuna le cose sono cambiate e anche in Alessi abbiamo adesso molte giovani designer donne che fanno prodotti meravigliosi.”
Con il tempo Alessi ha introdotto materiali diversi dal metallo. “Con la plastica, per esempio, abbiamo spostato i confini delle capacità del design. Ma abbiamo anche avviato la produzione di articoli di legno, porcellana, vetro: in questo modo abbiamo potuto aprire il nostro laboratorio di ricerca ad un diverso tipo di esperimenti. Soprattutto con la plastica abbiamo realizzato progetti divertenti, come l’insieme di oggetti Family Follows Fiction, con un design spesso ironico, giocoso.”
Ma perché i prodotti Alessi hanno così tanto successo? Secondo Alberto Alessi la risposta è semplice: “Non esito a compiere errori. Cerco sempre quel confine tra successo e fallimento con nuove forme e prodotti. Questo confine non è indicato da nessuna parte esplicitamente, e per scoprire dove si trova, devo fare cose che potrebbero anche fallire. Solo in questo modo posso vedere fino a che punto mi posso spingere in quel momento.” Secondo Alessi un prodotto deve suscitare emozioni nei consumatori. “Deve essere bello, interessante o almeno divertente, e soprattutto comprensibile. In caso contrario, non sarà acquistato e quindi è un fiasco. Un fiasco dimostra subito che ho attraversato il confine. Naturalmente, cerco di non superare questo confine, perché come società non si devono commettere errori troppo spesso. Un fiasco all’anno è sano e ti mantiene all’erta.”
Foto: tutte le foto da www.alessi.com tranne la prima da www.gagarin-magazine.it