28 Posti recuperati

A due passi dal naviglio, là dove Milano ancora rimanda scorci del paesone che fu, 28 Posti è un locale delizioso, nato da un bel progetto di recupero di persone e di oggetti.

Persone con storie difficili alle spalle, finite a doversi ricostruire una vita intera e che hanno intravisto la luce nel recupero dei locali del ristorante. Gli oggetti esposti qua e là nel locale, ma anche quelli utilizzati per il servizio, vengono da artigiani di slum africani o da comunità indigene sudamericane. Cose che già predispongono bene.

La brigata di cucina del 28 Posti è capitanata da Marco Ambrosino, chef procidano trapiantato all’ombra della Madunina, dopo un bel peregrinare tra le maggiori cucine europee. Siamo in pausa pranzo in un giorno lavorativo: “Vorremmo assaggiare 5 piatti… ce la facciamo in un’ora?”, “Se lasciate mano libera allo chef, ce la facciamo”. “E mano libera sia”.

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Arriva subito un inusuale aperitivo: brodo di manzo, rosmarino e mela bruciata, stupore e bontà. Seguono giocosi amuse-bouche, grissini buonissimi e la pagnotta a lievitazione naturale – accompagnata dal burro – già divisa a spicchi, secondo gli ultimi trend della bistronomia.

Rapa, mela verde, lattuga sotto sale, tartufo nero è un ottimo antipasto che fa pensare alle esperienze nordiche nel curriculum dello chef: in realtà lo stesso Marco ci suggerisce una lettura più orientale del piatto, in cui la rapa ha una consistenza quasi carnosa e i contrappunti dolci/acidi della mela verde e salati della lattuga sono perfettamente bilanciati, con tutto il profumo del tartufo.

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A seguire la Chiajozza, un atto d’amore nei confronti di Procida, la sua terra: crudo di canocchia, cavolo cappuccio, carbone al nero di seppia e gelato di ricci: boccate di iodio su uno scoglio dell’isola di Arturo.

Il Tagliolini, porro fondente, capperi, limone candito è un vero e proprio comfort food, ma di classe, mentre l’Agnello, cardo e bergamotto regala una cottura davvero magistrale e fondente dell’agnello, con il cardo tenuto croccante e la piacevole nota agrumata del bergamotto.

La chiusura con Ricotta, gelato al polline, cenere, bottarga potrebbe far storcere il naso per l’abbinamento, ma stiamo parlando dell’oro sardo, della bottarga di muggine di Cabras e tutto trova un nuovo, magistrale equilibrio.

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E facile la chiusura: un locale davvero bello nel cuore di Milano, di quelli che non inseguono le mode, ma hanno una propria identità, un menù ben articolato e con piacevoli sorprese, una carta dei vini e delle birre non banale, la bella mano e la preparazione tecnica dello chef: un ragazzo che può solo continuare a crescere e stupire.

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Via Corsico 1, Milano – Tel: 02 839 2377

Il più: un rapporto felicità/prezzo elevato
Il meno: gli ingredienti dei piatti si trovano nel menù solo in inglese

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Fabrizio Cioffi

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