le allegre proteine della canapa

Originaria delle regioni dell’Asia Centrale, la canapa è stata fino alla fine dell’Ottocento la coltivazione più diffusa del pianeta, capace di fornire fibre, tessuti, olio per illuminazione, carta, incenso, medicamenti e cibo. Famosa per le sue proprietà psicoattive è ora nuovo oggetto di culto per il suo contenuto proteico, soprattutto fra vegani e vegetariani, che la vedono come alternativa alla più nota soia

La cannabis va inclusa nella famiglia delle Cannabaceae, e , secondo la classificazione più usata, si divide in tre diverse specie: Cannabis sativa, la più diffusa, che arriva anche a più di tre metri di altezza, molto resinosa e a forma piramidale; Cannabis Indica, più piccola e con molte foglie; Cannabis ruderalis, quasi un cespuglio e senza rami. Secondo una classificazione più recente tuttavia esisterebbe una sola specie molto variabile di Cannabis sativa, con due sottospecie – sativa e indica. La prima si trova nei paesi settentrionali ed è usata per fibra e olio, la seconda invece cresce nei climi caldi ed è ricca di resina e ha proprietà intossicanti. La cannabis è una pianta dioica, cioè maschio (produce il polline) e femmina (fecondata produce fiori e semi). I fiori della femmina producono la maggior quantità della sostanza resinosa che contiene il principio attivo, il delta-9-tetraidrocannabinolo, noto come THC. La cannabis indica, coltivata per le sue proprietà psicoattive, contiene concentrazioni di THC fino al 20%, mentre nella cannabis sativa – di cui si parlerà qui – non si arriva allo 0,3% di THC. Proteine allegre sì, ma non troppo.

Una lunga e gloriosa storia, vanta la canapa. Pare addirittura che le prime tracce della sua coltivazione siano state trovate in Cina e risalgano al 2800 a.C, come pare che il primo manufatto umano, un pezzetto di tessuto scoperto in Mesopotamia – sia fatto di canapa.

Tralasciamo qui tutta la complessa vicenda legale della cannabis: fino al 1800 usata anche in Occidente per le sue virtù terapeutiche (Rabelais nel libro terzo di Gargantua e Pantagruel, già nella prima metà del 1500 descrive dettagliatamente le qualità psicoattive della canapa, l’erba “Pantagruelion”) e poi caduta in disgrazia e proibita. Secondo alcuni trionfalistici articoli comparsi un paio di giorni fa il cosiddetto “decreto svuotacarceri” avrebbe depenalizzato la coltivazione della cannabis. Mica vero, per ora. Senza decreti attuativi non c’è alcuna depenalizzazione, ma quand’anche ci fosse, riguarderebbe solo istituiti di ricerca che hanno ottenuto l’autorizzazione alla coltivazione per scopi scientifici. Niente orticello sul balcone, rassegnatevi.

Niente paura però: nei negozi di alimenti naturali è perfettamente lecito acquistare olio di canapa, semi e perfino farina, una polvere ottenuta dai semi decorticati e quindi maggiormente assimilabili.

Nonostante sia usata anche come alimento da centinaia di anni, esistono sorprendentemente poche ricerche sugli effetti fisiologici della canapa, forse perchè le proprietà psicotrope attribuite erroneamente anche alla cannabis sativa avrebbero complicato gli studi. Chissà. Come già detto le varietà comuni di canapa non hanno effetti psicotropi e posso addirittura avere benefici effetti sulla salute. I semi di canapa ad esempio hanno un eccellente contenuto di acidi grassi omega-3 e omega-6 che agiscono positivamente sul sistema cardiovascolare. I semi di canapa hanno un ottimo valore nutrizionale – oltre agli acidi grassi contengono anche quasi la stessa quantità di proteine della soia e sono ricchi di vitamina E e di minerali quali fosforo, potassio, sodio, magnesio, zolfo, calcio, ferro e zinco. Nell’olio di canapa si trovano tutti gli aminoacidi essenziali e soprattutto livelli molto elevati di arginina, che li rende particolarmente adatti agli sportivi: alcuni studi evidenziano la proprietà anti-fatica e immunostimolante della canapa che ridurrebbe l’acido lattico nel sangue e aumenterebbe il glicogeno epatico. Queste caratteristiche positive parrebbero merito dell’arginina. A questo scopo conviene utilizzare la polvere di canapa, che ha un maggiore livello di assimilazione: da 90.8 a 97.5 PDCAAS (Protein Digestibility Corrected Amino Acid Score).

Senza addentrarci in spinose questioni biochimiche possiamo affermare che la canapa è, da un punto di vista nutrizionale, buona quanto la soia e probabilmente più digeribile, almeno se consumata cruda. Non è quel cibo meraviglioso che i vegani vagheggiano ma non è neppure da disprezzare, tutt’altro.

Come consumarla?

Un modo facile e divertente è preparare delle barrette, in tutto simili nell’uso a quelle che si trovano già pronte ma molto più sane e gustose: la ricetta di Green Kitchen stories, provata personalmente e distribuita agli amici, è deliziosa, semplice e si presta a varie modifiche (latte di cocco e un goccio di olio di sesamo, per esempio).

Con poca fatica si può preparare un burro di semi di canapa con 2 tazze di semi di canapa e una presa di sale integrale. Si riempie il bicchiere del mixer e si fa andare, con la lama montata, per 4 o 5 minuti, facendo man mano scendere dalle pareti la crema che si forma. Si conserva in frigorifero anche per un mese, se si utilizza un contenitore ermetico. Lo si può consumare sul pane, ad esempio.

Visto che si avvicina la stagione delle verdure crude e delle insalate ecco una semplice e gustosa salsa preparata frullando:

1/3 di tazza d’acqua, 1 spicchio d’aglio, 2 cucchiai di succo di limone, 1 peperone rosso tritato, 1 tazza di semi o polvere di canapa, 2 cucchiai di lievito di birra in scaglie (volendo), 1 cucchiaio di peperoncino in polvere, 2 cucchiaini di tamari, 1/2 cucchiaino di sale, un pizzico di pepe di cayenna e uno di curcuma.

Anche questa si conserva in frigo per qualche giorno.

Il Maestro Martino da Como, già a metà del Quattrocento suggeriva la ricetta di una menestra di seme di canepa: per far dudici menestre piglia una libra di seme di canipa. Et nettalo et fallo bollire in una pignatta tanto che se cominci ad aprire; et dopoi togli una libra d’amandole bianche, et ben piste, et mitti con esse il ditto seme, et pistalo molto bene, et giungendovi una mollicha di pane. Et distempera queste cose con brodo di carne o di pollo magro et passela per la stamegnia. Et ponila a bollire in una pignatta sopra la brascia longi dal focho voltando spesse volte col cocchiaro. Dapoi mittigli meza libra di zuccharo, et meza oncia di zenzevero et un pocho di zafrano con acqua rosata; et fatte le menestre mittegli sopra de le spetie dolci.

Non pare affatto male!

Concludendo: per coloro che consumano proteine in altri modi (proteine animali, legumi) la canapa è poco più di uno sfizio. Diventa importante invece per i vegetariani e soprattutto per i vegani crudisti che non mangiano neppure i legumi. Fatico a comprendere la scelta crudista: millenni di evoluzione dalla scoperta del fuoco vorrano pur dire qualcosa. Consumo però molta verdura cruda o pochissimo cotta e sono naturalmente curiosa. La mia esplorazione di questo mondo non finirà con la canapa, siatene certi.

Fonti: Enciclopedia Britannica Online – Semi di canapa, tra mito e realtà (www.mangiaconsapevole.com) – Evaluating the quality of protein from hemp seed (Cannabis sativa L.) products through the use of the protein digestibility-corrected amino acid score method )House JD, Neufeld J, Leson G) – The cardiac and haemostatic effects of dietary hempseed (Delfin Rodriguez-Leyva, Grant N Pierce) – Kristen Suzanne’s Ultimate raw hemp vegan recipes

“Illustration Cannabis sativa0”. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons – https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Illustration_Cannabis_sativa0.jpg#/media/File:Illustration_Cannabis_sativa0.jpg

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Daniela Acquadro

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