Assaporare le frontiere: il Naschmarkt

C’è un luogo, a Vienna, dove la natura di eterna frontiera della città si fa fisicamente presente sotto forma di profumi e sapori. E l’incrocio di culture, gastronomiche ma non solo, si traduce in un caos sensoriale multietnico. E’ il Naschmarkt, il più celebre mercato viennese.

Fortezza Romana per arginare la tribù germanica dei Marcomanni, travolta poi da Unni, Goti e Ungari, assediata dai Turchi per due volte, occupata dai Russi nel ’45, poi trovatasi a giacere a un passo dalla cortina di ferro, Vienna è figlia di equilibri e squilibri geopolitici come poche altre città occidentali. E se non sapremo mai come sarebbe cambiata la storia d’Europa e del mondo se l’assedio turco di Vienna del 1683 fosse andato a buon fine, ci basta andare al mercato per annusare e assaggiare un vero melting pot, l’internazionalismo fattosi cibo.

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Sviluppato lungo circa un chilometro e mezzo sulla Wienzeile, nel 4° distretto, ha origini che risalgono al XVI secolo, secondo alcuni, al XVIII a detta di altri, quando i contadini vi portavano frutta e ortaggi per venderli al pubblico. All’epoca, il mercato si svolgeva sulle rive del fiume Wien, in seguito ricoperto; oggi si tiene in pratica su quello che fu il suo corso. Gli oltre 120 banchi che lo compongono furono costruiti tra il 1910 e il 1916; data la veneranda età, oggi il mercato è oggetto di una ristrutturazione che proseguirà fino al 2015, volta a modernizzarne gli impianti, soprattutto idraulici ed elettrici, e a renderlo più ecologico migliorando il sistema di smaltimento dei rifiuti.

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Il nome Naschmarkt, dapprima entrato nell’uso popolare e quindi ufficializzato nel 1905 in sostituzione dell’originario Kärntnertormarkt, sembra sia una storpiatura di Aschenmarkt, a sua volta derivato dai secchi di frassino, chiamati Asch, in cui veniva trasportato il latte per essere venduto nel primo piccolo nucleo del mercato sulle sponde del fiume Wien.

Il suo fascino, intramontabile, è tutto nella incredibile varietà di merci e di punti di ristoro che vi si può trovare. Ogni giorno, eccetto la domenica, dall’alba fino al tardo pomeriggio, ogni spezia che possiate desiderare è là; ogni verdura, tubero o radice che vi venga in mente può essere scovato tra un barile di crauti e una cassetta di frutti tropicali; pesci freschi, marinati, affumicati, riso da tutto il mondo, farine di qualunque cereale o legume, montagne di frutta essiccata, oli di semi di zucca, di nocciole, di sesamo, d’oliva dalla Grecia e dall’Italia, tè delle più diverse provenienze e aromatizzati in ogni modo, erbe, tisane, caffè, prodotti che alle nostre latitudini sono introvabili allo stato fresco (come la galanga o la curcuma).

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Dai semplici banchi ortofrutticoli ai veri e propri piccoli empori multietnici gravidi di merci indiane, thailandesi, vietnamite, mediorientali o centro e sudamericane, qualunque capriccio esotico abbiate da soddisfare il Naschmarkt ve lo consentirà.

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I cibi da asporto vengono dalla Grecia, dalla Russia, dall’estremo oriente, dall’Africa, dai Balcani: ci si porta a casa piroshki o ravioli, borek e cevapcici, pollo tandoori, maamoul, sushi, dolmades. Ma se si preferisce mangiare qualcosa sul posto dopo aver curiosato tra i banchi, un’intera corsia è occupata da ristoranti, caffè e bistrot che servono piatti di ogni angolo del globo all’aperto o al coperto, in verande/gazebo da cui contemplare pigramente il brulichio costante del mercato.

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Orient-Occident, non a caso, è il nome di uno dei ristoranti più noti; non un programma ma una constatazione.
Se non bastassero le attrattive gastronomiche che fanno sì che il Naschmarkt venga definito “lo stomaco di Vienna”, a un passo da esso si trovano alcune delle più belle e celebri testimonianze architettoniche dello Jugendstil della città: la palazzina della Secessione viennese, la stazione della metropolitana di Karlsplatz di Otto Wagner e i due edifici, anch’essi di Otto Wagner, ai numeri 38 e 40 della Linke Wienzeile. Per abbinare appetiti naturali ad appetiti culturali.

         

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Giovanna Esposito

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