Cucina e letteratura al femminile

Mi ha sempre fatto sorridere chi pensa che il cibo sia argomento frivolo da casalinghe disperate o da perdigiorno, forse chi lo fa ignora  il fatto che il cibo fa parte della vita e della cultura di ognuno di noi ed investe molti ambiti del nostro sapere e della nostra conoscenza.

Anche chi nella vita ha deciso di dedicarsi a faccende serie, come la letteratura, si è trovato poi a dover fare i conti con il cibo, con la cucina e con i fornelli.
Stefania Aphel Barzini in “La scrittrice cucinava qui” edito da Gribaudo, tratteggia dieci “biografie gastronomiche” di altrettante scrittrici. Scrittrici donne, perchè la donna “nutrice per eccellenza” sa che spesso il cibo è il tramite per esprimere sentimenti ed emozioni attraverso gesti rituali, profumi e sapori. E la Barzini va alla ricerca delle cucine di ognuna di loro, perchè è proprio nella cucina che la maggior parte di quei gesti, di quei profumi e di quei sapori nasce per poi rimanere aggrappata ai ricordi e alla memoria.
E da queste dieci cucine comincia il racconto di dieci donne, profondamente diverse l’una dall’altra, attraverso il rapporto con il cibo, d’amore, di odio o di ambiguità, e di come spesso questo rapporto sia finito tra le loro pagine, raccontato o anche solo accennato.
La storia tratteggiata dalla Barzini comincia non a caso da Virginia Woolf, forse il ritratto più interessante del libro, geniale, ambigua, nevrotica, complessa, il cui rapporto con il cibo forse oggi sarebbe definito patologico: un cibo che la tiene ancorata alla vita ma allo stesso tempo rifiutato e quasi odiato.
E la cioccolata calda in cui intingere i biscotti, il rito del tè che scandisce i ritmi delle sue giornate, il pane che Virginia ama impastare e veder lievitare e che le mancherà preparare in tempo di guerra, le cuoche che si susseguiranno in tutti i traslochi e i cambiamenti che ci saranno nella sua vita, ma soprattutto le allegorie nei suoi scritti, in cui utilizza le parole del cibo per descrivere persone, stati d’animo, paesaggi.
E dopo la Woolf, l’appetito mai placato di Elsa Morante, o Karen Blixen che ne “Il Pranzo di Babette” indica il cibo preparato con cura come mezzo per raggiungere l’estasi e che invece nella vita quel cibo rifiuterà per desiderio di magrezza, Agatha Christie nei cui libri spesso il cibo è portatore di morte e che nella vita ama in maniera appassionata.
E ancora Grazia Deledda, Simone de Beauvoir, Colette, Gertrude Stein, Harriet Beecher, Pamela L. Travers, tutte dipinte dalla Barzini in maniera molto delicata e con una sensibilità tutta femminile.
E per concludere le loro ricette preferite, quelle che amavano cucinare o mangiare, quelle con cui si imbrattavano le mani in cucina o che accompagnavano le loro giornate

La scrittrice cucinava qui, Stefania Aphel Barzini, Gribaudo Editore

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Lydia Capasso

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