Ho tanta voglia di Romagna (1)

Il pretesto era partecipare a 30+50=80 voglia di Romagna, l’appuntamento organizzato da Italia nel Bicchiere e Ca’ de Bè, con il patrocinio del Comune di Bertinoro e la collaborazione del Centro Residenziale Universitario, per festeggiare il compleanno dei due vini simbolo delle Romagna enoica. Un banco d’assaggio con oltre 40 produttori e 200 etichette di Albana e Sangiovese di Romagna, andato in scena domenica 7 maggio nella Rocca di Bertinoro.

Il Sangiovese è diventato DOC proprio mezzo secolo fa nel 1967, l’Albana invece fu il primo vino bianco ad aver ottenuto nel 1987 la Denominazione d’origine controllata garantita. E durante la serata l’Albana è diventata anche moda grazie alla stilista Carmentea Tsaparopulos (Atelier Judged), autrice della prima collezione “Wine Fashion” dedicata al connubio vino-moda, che ha presentato tre abiti unici dedicati alla regina dell’enologia romagnola.

Approfittando di ciò, siamo andati alla scoperta di luoghi, persone, vini, sapori, profumi e cultura di una Romagna ancora poco nota al grande pubblico, dunque non solo spiagge, mare, discoteche e piadina con squacquerone, ma un territorio che racconta, facendo molta attenzione a non confondere la Romagna con l’Emilia.

Per molti la Romagna comincia a Piacenza ma come scriveva Enzo Biagi “Questi non sanno che c’è un bel divario tra Lambrusco e Sangiovese, tra gli anolini, i tortelli, i tortellini e i cappelletti”. La prova del nove ce la dà un detto che oggi definiremmo virale di Antonio Baldini, letterato romagnolo: “Quando scendi lungo la via Emilia da Bologna verso la Romagna e chiedi da bere, se ti servono acqua sei in Emilia, ma quando ti accolgono con un bicchiere di vino allora non si sbaglia, hai varcato il Sillaro, sei in Romagna!”.

Un viaggio che inizia a Linaro, una frazione di Mercato Saraceno (FC), nell’Agriturismo Il Mulino d’Ortano, immerso in un parco naturale privato di circa 140 ettari. Ombretta Farneti, la dinamica proprietaria, ci ha deliziato con una “produzione propria”, con degli indimenticabili funghi porcini e della cacciagione a km zero (o quasi). Il parco è anche terra di tartufi da raccogliere tutto l’anno, con la presenza sia del Nero estivo sia del Bianco pregiato, scovati anche grazie all’olfatto del suo Lagotto Romagnolo, unico cane al mondo riconosciuto per la ricerca dei tartufi. Ombretta è anche presidentessa del Consorzio Terraetartufo che ovviamente non promuove solo il tartufo ma tutti i prodotti delle Valli del Savio e del Borello sull’Appennino Romagnolo

Pochi i chilometri da percorrere per raggiungere il centro di Mercato Saraceno e conoscere meglio i fratelli Valerio e Paolo Casali e i rispettivi figli Silvia, Daniele e Francesco (la quarta generazione). Nel 1978 hanno iniziato a trasformare in una solida realtà il sogno del nonno Mario, che negli anni ‘40 aveva acquistato un piccolo podere, Tenuta Casali. Oggi l’azienda si estende per circa 50 ettari di cui 20 di vigneti impiantati a Sangiovese, Albana, Trebbiano e Famoso, un antico vitigno romagnolo, di cui esistono diverse versioni. Tuttavia la vera casa del Famoso è proprio Mercato Saraceno, che venne riscoperto da Elio Montalti nella prebenda della parrocchia di Montesasso, dove veniva utilizzato da suo zio prete per produrre il vino da messa.

Circa 100.000 le bottiglie prodotte, di cui 20.000 di due spumanti metodo Martinotti (almeno 10 mesi in vasca), bianco e rosé, rigorosamente da Sangiovese in purezza. Villa Zappi Brut e Villa Zappi Rosé, dedicati a Filippo Zappi un superstite della spedizione al polo nord del Dirigibile Italia di Umberto Nobile. Villa Zappi fu la casa della famiglia di Filippo ma ora ci vivono i genitori di Paolo e Valerio. Il Cavaliere Bianco 2016 ha stupito particolarmente: un Trebbiano Romagnolo impiantato 32 anni fa su una costa di ghiaia sassosa, molto sapido che si beve tutto d’un sorso. Valleripa 2015, Albana Docg Secco da vecchie vigne, criomacerazione per 18 giorni, affina 6 mesi sulle fecce fini. Al palato il gusto, la potenza del vino che accompagna magnificamente il cibo, un’Albana austera, che si mangia, un rosso in abito bianco. Quartosole 2013 è un Romagna Sangiovese Doc Superiore Riserva, proveniente dalla parte più soleggiata del Cru Baruccia. Solo lieviti indigeni, matura 1 anno in botti grandi di rovere non tostate, oltre a 6 mesi in bottiglia. Una spremuta di ciliegia dal sorso morbido e avvolgente. Damianus 2013, Cabernet Sauvignon Riserva, elevato in tonneau e barrique per 13 mesi. Naso intenso, profondo, con sentori speziati e balsamici. Una freschezza olfattiva che ritroviamo nella beva, un vino vivo, energico e dall’elegante trama tannica.

A Bertinoro il 12 aprile del 1962 fu inaugurata la Ca’ de Bè, ossia la casa del bere. Nelle intenzioni originali doveva essere un museo-enoteca che rappresentasse un po’ la casa di Romagna, ma soprattutto un punto d’incontro e di amicizia per tutti i romagnoli, dove poter bere il vino delle loro terre. Per un bel po’ fu proprio così e all’inizio degli anni ‘90 oltre al vino si trovavano anche piadine e affettati, ma col tempo i giovani preferirono incontrarsi altrove, perdendo interesse nel riunirsi in questa “casa”. Infatti Tonino Guerra scriveva “Soltanto i giovani hanno voglia di uscire perché hanno bisogno di incontrarsi conoscersi e amarsi. Le varie case del vino sono un’ottima invenzione pronta ad accogliere la gioventù. Però bisogna riempirle di altri richiami”.

Forse proprio queste parole hanno spronato il Consorzio Vini di Romagna che, nel 2011, dopo una serie di significativi lavori riqualificazione, ha indetto un bando per la sua gestione, vinto da un giovane Simone Rosetti che in pochi anni l’ha fatta diventare di nuovo un punto di riferimento, e non solo per gli abitanti della zona.

Oggi qui si ritrova la tipica cucina romagnola, prodotti selezionati, la migliore piadina romagnola (che crea dipendenza!) e le tradizionali paste fatta in casa. La cantina comprende oltre 500 etichette delle aziende associate al Consorzio Vini di Romagna e si organizzano corsi di avvicinamento e di approfondimento sul vino e sulla gastronomia romagnola. Sulla terrazza, da dove si gode un’impagabile vista sulle colline romagnole che pian piano degradano verso il mare, campeggia anche la Campana dell’Albana, donata dal Tribunato di Romagna in onore del riconoscimento della DOCG, suonata per indicare l’inizio della vendemmia e su cui sono raffigurate tutte le fasi della vinificazione.

Già dai tempi dei romani era risaputo che le colline intorno a Bertinoro erano un luogo ideale per produrre degli eccellenti vini, e forse questo la famiglia Girardi lo sapeva quando nel 2003 vi si è trasferita da Caldaro (BZ). Maximilian, oggi ventisettenne, insieme a suo padre Gerhard, è andato alla ricerca di un terreno per proseguire la tradizione vitivinicola del bisnonno romagnolo e nel 2011 ha finalmente trovato ciò che cercava: una vecchia tenuta ormai abbandonata da oltre 10 anni ma con vigneti impiantati negli anni ‘90. Oggi Tenuta Diavoletto conta circa 5 ettari (oltre ad altri 5 nel cesenate a Madonna dell’Ulivo per produrre Albana DOCG), tutti rivolti al rispetto della natura e all’applicazione di alcune tecniche della biodinamica nell’ambito di un progetto in collaborazione con l’Università di Bolzano per dimostrare che la scelta della biodinamica è scientifica e non solo filosofica. Inoltre la tenuta è anche una sede ufficiale della Scuola di Potatura Simonit&Sirch. Sono 25.000 le bottiglie prodotte.

Cinquecento 2015 Albana DOCG, un rosso travestito da bianco, nessuna macerazione, oculato controllo delle temperature, dotato di ottima struttura ma molto agile nella beva, un palato morbido e rotondo, sentori tropicali e finale agrumato. Primi Passi 2015 Sangiovese Forlì I.G.P., 10% in legno di secondo passaggio, dal frutto croccante e fresco (ciliegie, lamponi): un vino schietto, dalla buona complessità e struttura, che non ha paura di mostrare un tannino piuttosto esuberante. A.Mare 2015 (stessa denominazione) affina sei mesi in botti di rovere, ha maggiore intensità olfattiva, buona compattezza e un finale piacevolmente sapido. Satirello 2015, prodotto da un clone di Sangiovese di Montalcino, R19, lo stesso del Brunello, e solo in annate particolari, passa 12 mesi in barrique di secondo passaggio. È ancora un vino giovane che si farà ma possiede già una sua eleganza e personalità ed è pronto da bere: sarà molto interessante seguirne il suo percorso nel tempo. Il Canto di Sirene 2015 è una vera chicca: vino bianco dolce (non passito) prodotto solo con il fiore della prima pressatura, un incredibile “Fior Fiore di Albana”!

Ma non è finita qui, perché la Romagna non è mai abbastanza e se ne ha sempre Tanta Voglia!

La seconda parte di questo articolo esce lunedì 22 maggio.

 

[Photo Credits: Antonio Cimmino; Luca Casadei]

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Antonio Cimmino

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