Il savoir-faire delle pasticcerie parigine

Scena: una pasticceria italiana di alto livello / interno giorno. Entriamo, osserviamo con attenzione vagamente maniacale le torte moderne e creative, le belle monoporzioni. Leggiamo i cartellini che ce ne spiegano la composizione: biscuit, bavarese, mousse, crumble, sablée.

Scegliamo e ordiniamo. La commessa estrae un vassoietto di cartone, uno di quelli in cui da sempre si mettono le paste classiche: bigné, sfogliatelle, babà. Poi, sotto i nostri occhi attoniti, brandisce una pinza buona per afferrare tozzi di pane raffermo, brioches stantie o tranci di pizza e, con quella, strizza le sventurate bavaresi, le delicate mousses, i fragili biscuits, che alla fine risultano informi e ammaccaticci, e ammucchia il tutto in modo casuale nel vassoio, completando con un foglio di cellophane in cima che, ça va sans dire, si incolla alle creme.
Buonissimi e curati i dolci, alti di conseguenza i prezzi, penosi il servizio, il packaging e il rispetto per il lavoro del pasticciere. Non che la stessa situazione si verifichi ovunque, in Italia, ma di certo è un’evenienza piuttosto frequente.
Nelle grandi pasticcerie parigine, con i loro ambienti minimalisti e di design, le loro vetrine colorate e perfette, le loro scatole accuratamente studiate per preservare il contenuto, il culto per il dettaglio è la regola.

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In questo periodo, in omaggio a San Valentino, il grande Pierre Hermé addobba le minuscole finestrelle della sua vetrina con un effetto di rose luccicanti tra le quali fa capolino una delle innumerevoli versioni del suo Ispahan, dolce profumato alla rosa che prende il nome da una varietà di rosa di Damasco.

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All’interno del negozio di Rue Bonaparte, le altre versioni riescono, malgrado il trionfo dello stucchevole colore, a non risultare stucchevoli affatto, ma eleganti e splendidamente presentate. Accanto al profluvio di Ispahan, monoporzioni di altro tipo, verrines, stupende millefoglie (anzi, 2000 feuilles).

I commessi in nero depongono su una placca dall’aspetto vagamente giapponese i dolci che scegliete e li sistemano con estrema delicatezza in scatole, mai vassoi, quasi senza toccarli. E se lo desiderate nel vostro sacchetto troverete forchettine e tovaglioli per consumare le vostre delizie dove volete, anche nel caffè della vicina Place Saint -Sulpice, che vi accoglierà tranquillamente col vostro bottino.

Alla Pâtisserie des Rêves di Philippe Conticini nessun dolce è in vetrina, ma tutti fanno gloriosa mostra di sé sotto campane di vetro illuminate.

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Bellissime le scatole, di forme diverse da adattare alle innumerevoli fogge dei desserts. Dalla piramide, ideale per il Mont Blanc, alto e conico, alla classica scatola rettangolare, perfetta per gli entremets, alla scatolina cubica per il singolo chou. All’interno della scatola, il dolce è poggiato su una placchetta di polistirolo in cui vengono infissi dei graziosi “paletti” che servono a tenerlo in sede, per evitare che viaggi nel contenitore danneggiandosi. Che classe.

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Se poi tenete a produrvi nella realizzazione di torte alle mele o al cocco alla maniera di Conticini, troverete dei kit con tutto il necessario racchiusi in amabili scatole di latta con il logo della pasticceria. Ma avendo a disposizione tutto il talento di maître Philippe là, nelle campane di vetro, credo che vi convenga approfittarne, invece.

Pain de sucre, una piccola pasticceria forse meno nota a livello globale ma di notevole qualità, e che in questo periodo è temporaneamente chiusa, aveva, l’ultima volta che l’ho visitata, la propria deliziosa vetrinetta, immacolata e riempita con grazia, e le sue belle scatole di cartone, concepite, anche in questo caso, pure per il singolo dolcetto, per farlo sopravvivere intatto al trasporto, giacché anche l’occhio vuole la sua parte.

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Una new entry tra le belle e civettuole pasticcerie della Ville Lumière è Hugo & Victor, declinata al nero, come Hermé.

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Oltre all’immancabile mostra multicolore di macarons, in questi giorni sceglie di esporre diverse variazioni sul tema agrumi, a base di limone e pompelmo rosa. Impeccabili, come fossero finte, ma non lo sono. Scatole anche per Hugo & Victor; deliziose le scatoline nere a libro, chiuse con un elastico, che contengono le praline, a metà tra un breviario e un taccuino Moleskine.

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E la Maison du chocolat, più famosa per tavolette e cioccolatini, ma che offre anche torte, cakes, ovviamente macarons e alcuni tra i migliori éclairs della città?

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Ambiente tra il classico e il moderno, vetrine assortite e arricchite dal bellissimo libro che contiene le ricette della casa, non solo serve i suoi dolci in scatole, ma per un paio di euro vi consente di portarvi a casa una borsina termica estremamente chic, color cioccolato, che impedirà ai vostri preziosi dolci di accusare il sia pur minimo sbalzo di temperatura.
Un gadget riutilizzabile all’infinito e utilissimo ai viaggiatori golosi, soprattutto a quelli che in nome della salute dei propri éclairs non temono di sfidare le restrittive norme che regolano il trasporto dei bagagli a mano sui voli low cost.

Tra le più amate dagli italiani, che fanno incetta dei suoi macarons (decisamente non all’altezza di quelli di Hermé), la maison Ladurée in questi giorni si distingue per una vetrina tragicamente sanvalentiniana che la mia fotocamera si è rifiutata di fotografare, accampando come scusa la scarsa luce. Colonizzata da piramidi di macarons rosa, alucce d’angelo e piume del medesimo colore, produce un effetto complessivo piuttosto stomachevole. Ciò non sembra scoraggiare la folla di turisti che forma una chilometrica fila davanti all’ingresso. Eppure c’è tanto con cui consolare le papille, a Parigi. La pasticceria di Ladurée è mediamente buona, ma non eccezionale; dei macarons ho già detto, della ressa pure. Certo, se non volete che al ritorno qualcuno vi guardi disgustato quando risponderete no alla sua inevitabile domanda: “Sei andato da Ladurée?”, il pellegrinaggio vi tocca. In caso contrario, dirigetevi pure altrove senza troppi rimpianti.
Ad acquistare delizie, fosse anche solo per collezionare belle scatole, sacchetti civettuoli, borse termiche superchic e finti breviari. Ma potrei giurare che anche il contenuto non vi lascerà indifferenti.

Pierre Hermé
72 rue Bonaparte – Paris
185 rue de Vaugirard – Paris
e altri punti vendita, ma non con la gamma completa.

La Pâtisserie des Rêves
93 Rue du Bac -Paris
111 Rue de Longchamp – Paris

Pain de sucre
14 Rue Rambuteau – Paris

Hugo & Victor
40 bd Raspail 75007 Paris
7 rue Gomboust 75001 Paris

La maison du chocolat
19 Rue de Sèvres – Paris
225 Rue du Faubourg Saint Honoré – Paris
per altri punti vendita consultare il sito

Ladurée
16-18 rue Royale – Paris
21 rue Bonaparte – Paris
75 Avenue des Champs-Elysées – Paris (attualmente chiuso per ristrutturazione)

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Giovanna Esposito

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